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versione italiana
english version
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Restano le piante che han la sorte
di bere piogge cristalline
le bestie più guardinghe con l'uomo
e, per fortuna, la luna e il sole
nel firmamento sconfinato e vacuo.
Qualche bellezza nata da sguardi indiscreti
cuori in guerra, sensi spensierati
che giudicano più d'ogni legge vigente
l'agire umano, sconcio o nobile che sia.
Il vagabondaggio perenne del folletto
approda alla serena notte. Addio tormento.
I potenti sembrano attori scadenti
da fischiare, perché lascino il palco
agli animali del giardino zoologico.
E' difficile seguire una stella
dal pianeta dei pezzi di vetro
che luccicano fino ad accecare
miriadi di umani ammaliati.
Eppure io consumo le mie scarpe
in su e giù per il mondo
alla ricerca dell'esatta scia
unica, discreta, casuale.
A volte i miei occhi bruciano
nello sforzo d'evitare per strada
la polvere ed i fuochi fatui.
Non sempre riesco a sfuggire
alle luci dei riti, dei miti
dei Natali e dei carnevali
che imperversano a Baraccopoli
tra i resti di pietra e carbone
coi rapaci che volano in alto.
La mia voce t'è arrivata al buio
come sottile minaccia amorosa
ed hai subito risposto con la pioggia
dalla spiaggia capricciosa e fredda.
Il libero amore che natura
concede per bizze sopraffine
non si può ingannare che per poco.
Ogni appuntamento è già scritto
non concede ritardi, non salta.
Come una trappola, esso scatta
quando annoiato sospiri al vento.
Viaggio in sospensione
dalla regione sul binario morto
ai grandi magazzini generali
dove merci e denari stanno ammassati
coi corpi e le anime della baracca
sempre aperta, in moto perpetuo
per mangiare, bere, dormire
prender messa di tanto in tanto.
Cosa avverrà da oggi a domani
a chi resta fuori da solo
e non può pagare nessuno
per rientrare entro le mura
che circondano l'officina infernale?
Percorsi con affanno di pensiero
tracciati di bacche e di farina
dalla campagna al ferro, alla pietra.
E m'apparve un vasto falanstero
ad est retto dalla scienza infusa
ad ovest da suntuoso monastero
coi cittadini a sgranare rosari
atterriti da una triste cornacchia
oramai da tempo in putrefazione.
I semafori erano tutti rossi
così io non son passato.
Ho cercato per vie traverse
di raggiungere la scaletta di legno
che si sale a piedi scalzi
e s'allunga tremolante
fino alla soffice barba celeste.
Da lì sbirciavo a malapena
lo sbattere acuto delle persiane
esecuzioni nelle piazze
grandi scioperi generali
i processi per efferati delitti
nel falanstero imbandierato.
Se cerchi la porta del tribunale
dove invocare giustizia nel mondo
evita le parrucca del palazzaccio
e inòltrati nella vecchia palude
tra sterpi e sassi affondati col tempo
lanciati da mani innocenti
e raccolti dall'acqua stagnante
come la dura spada di Camelot.
Il saggio gufo ripete il verso
che conosce la verità, la legge
e una fiammella riluce improvvisa
per i crimini contro natura.
Ma il lume dura un istante
poi non vedrai più niente.
Allora avrai sentenze insensate
che dureranno una vita intera
accettate, seguite, osannate.
Vai paziente dietro all'occhio rotondo
appena socchiuso nel torpore
e credi sempre ai prodigi
se non conosci la palude e il gufo.
Affonderai meno frettolosamente.
Visito, quale ospite d'altri tempi
il presepio della mia cattedrale
dove cadevo a terra nell'incenso
per l'ora tarda e fredda
e perché mi mancava l'aria
dei campi brinati a lucciconi.
Entro ed esco dalla catacomba
aspettando sempre un regalo insolito
nel chiarore rosso del fuoco
che lambisce una stanza pallida
e mi tiene sveglio, ancora.
Un corpo in una gonna lunga
scende dalla foto appesa
fumandosi una sigaretta forte
e sorride per non farsi vedere
col mal di testa e di cuore.
Scuote la giovane criniera
soffre nel silenzioso parco.
Poi scende in città e s'ubriaca
di mirtilli e di vino. Che peccato!
Una così bella ragazza
invidiata dalle nubi in cielo
sprecarsi per niente, tra gente
oscena, brutta, contenta
che l'armonia perda grazia
e trionfi l'amorfa saggezza
di chi aspetta solo la morte.
Vestito a festa, un altro corpo
s'avvicina e invita alla fuga
chi per un po' è argento vivo.
Ero triste in quella foto
d'una primavera gelata
e mi consola il tepore
di quest'età nuova, senza cuore.
Infanzia, corpo infinito
indistinto essere panico
tu sbocci per poco, ma torni
dopo la piena, le idiozie del sesso.
Sotto ai miei occhi
la foto diventa a colori
e la gonna d'un rosa antico.
Fugge via la nera carrozza
coi cavalli da corsa scatenati
che nessuno riesce a tenere.
Trasparente, travolge ogni cosa
ogni impero, ogni artifizio
spaccando le sveglie di vetro
che continuano il tic tac incantato.
Ho subito una sporca educazione
dai ricchi che sfruttavano i poveri
e dai poveri fissati coi denari
le macchine, i televisori giganti.
Ma nell'oscurità vedevo ancora
com'erano stati gli avi, e la terra
non deturpata, era assai bella.
La sua musica, le sacre scritture
finite in compagnia dei topi.
Cominciai ad amare Europa
prima dei pazzi assassini
degli scellerati vendicatori
dei martiri in cerca di guai
per la troppa noia esistenziale.
Caronte spezza le catene
e mi riconsegna al confine
dove ripassa forsennatamente
la nera carrozza impietosa
e scarica ogni passeggero
là dov'egli desidera.
A sbavare per banche e bettole
o a visitare senza capire
i paesi oramai esotici
di antenati gloriosi e svaniti.
La bella vita è diventata un inferno.
Rapirei ancora Europa
per trascinarla verso Creta
come feci sotto spoglie di toro
quando ancora non ero che un dio
nella landa dei templi ariosi
dove molti credevano che la bellezza
fosse potente come la guerra
la natura e la saggezza.
Jack-O'-Lantern gira nel vuoto
devastamento degli esseri umani.
ha prurito all'orecchio
si gratta il pollicione
e si nasconde per non esser veduto.
Quando c'è troppo rumore
invoca la fata immobile
perché sospenda la vita
almeno per un paio d'ore.
E rincorre la pace perfetta
come un folletto canterino
che sempre ha voglia di ridere.
"A che serve tanta inquietudine
o scheletri che ballate nel vento?
Riposate le ossa per quando vi servirà
e imparate ad abituarvi all'idea
che nessuno potrà scappare".
Così allegramente risuona
la canzoncina di Jack-O'-Lantern.
Una bambina bianca con la coroncina
nasconde i suoi vestiti nell'armadio vuoto
per indossarli nei prossimi venti anni.
Prima varcherà l'oceano Atlantico, poi il Pacifico
e l'Indiano, perché hanno nomi sonanti.
Sarà un po' zingara e un po' delicata
farà paura per scherzo come un Liescii
e poi si abbiglierà di foglie in aria
togliendo graziosamente il disturbo
senza sforzo alcuno, o sofferenza.
Si divertirà in modo originale
guardando solo ciò che aggrada
alle parti alte e basse del corpo.
Farà sempre da sé la valigia
godrà d'ogni amicizia animale
provvisoria e immaginosa qual è.
E' questo che ti auguro, ragazzina vecchina
recuperata ridente dalla trielina.
Di tanto in tanto emigro anch'io
in un posto dove non esisto.
Per poco mi sbarazzo del mio peso.
Ah, che sollievo, fratelli!
Lì, incontro chi gioca con la fionda
e legge Aristotele d'un fiato
appoggiato ad un tavolino tagliuzzato
per scolpire scenette tragicomiche.
Sopra ci sono binocoli e clessidre
e ci passeggia un merlo nerognolo
che becca le briciole delle paste
con sano appetito mattiniero.
Lo strano tipo fuma da turchi
dorme, lavora, dorme, lavora
ed è per me un antico maestro
C'è un guascone accampato al fiume
che campa d'aria e di cielo
e si è fatto lo scalpo da solo
per godersi uno spettacolo nuovo.
Vide sorgere dall'acqua ferrigna
il popolo del cinema muto
nella nebbia di Paracelso.
Mentre sfrecciavano come palle sonore
le macchine del presidente
quelle dei calciatori e della legge
in casa spaventavano i bambini
con milioni di televisori accesi
zeppi di bare e di fiori secchi.
Le soubrettes allargavano le cosce
davanti alle porte del senato
e i politici con le sciarpe rosse
fumavano la pipa della pace
giocando a correre in girotondo.
Poi cadevano sulla strada
restando vittime delle ambulanze
che correvano allo sbaraglio
guidate da slavi e cossovari
da romeni ed albanesi
di ritorno dalla banca centrale.
Le comparse si muovevano lente
verso le luci di Via del Corso
ma nessuno le poteva vedere.
Solo quell'unico testimone
e le bestie in cerca di cibo.
Quali fantasmi dagli occhi cerchiati
non sapevano ben recitare
ma cercavano animosamente
di spiegarsi ad ampi gesti.
Forse volevano rievocare
gli spettacoli persi nel tempo.
Ogni dì sgozzavano i maiali
e si leccavano dopo i baffi
per quella carne saporita.
Qualcuno di stomaco delicato
s'impiccava dentro alle stalle
e chi voleva comandare
vestiva bene e si profumava.
I professori eran ben pochi
e bacchettavano sulle mani
o facevano inginocchiare
sopra gli acini di granturco.
Gli scolari arrivavano a scuola
dopo ore d'aperta campagna
e russavano ad occhi aperti
coi piedi impastati di pecorino.
Il contadino con la zappa sul solco
non era di nessun posto
e nessun posto era suo.
Entrambi d'un enorme Pantagruel
che oramai rubava apertamente
dalle abbazie, dai vetusti castelli
arti e scienze che ignorava.
Anche allora c'erano mostri
nani, troie, assatanati
pezzi di merda e fannulloni
e più lo erano, più era il vanto
e preti e monache a pregare per loro.
Oh, povera ragazza di borgata
senza denti, orribilmente tinta!
tu sei fuori moda. Ti è morto il gatto
e nessuno ti vuole in tv.
Non hai né successo, né telefonino.
Perché sei brutta, hai figli obesi
e quest'estate vai via dall'Urbe.
Se arrivi al mare, affògati
così ti mettono sul giornale.
"Qui giace Tamìa dai capelli turchini.
Non aveva soldi per i denti finti.
La vita le prese quelli veri".
Chi ha paura della sporca guerra
sta a scaldarsi attorno al focolare
e recita il rosario nella penombra
inchiodato da sublimi pensieri
e dagli agi accumulati con tigna
fino alla pace d'una tomba pulita
con vasetti di gerani fasulli
e lumi eternamente accesi.
Jack ha timore dei saggi volti
di questi profeti furbi e voraci
che si nutrono di disgrazie altrui
senza alzare mai un dito.
Sembrano buoni e ben disposti
ma se sollevano il mantello
ecco vampiri, pidocchi, scabbia.
A loro piace il sangue fresco.
"Ho visto un uomo a testa in giù
straziato con forconi neri
tra la gente smarrita del mercato
che urlava il prezzo dello stoccafisso.
E più avanti, sopra il letame
sorgere un popolo d'invertebrati
attrezzato nei minimi dettagli
per strisciare come lombrico".
L'incendiario della torre è morto.
Aveva curiose visioni ricorrenti
sul passato e sul futuro
ma il suo presente errante
lo condusse in una vasca da bagno
a tagliarsi di netto le vene.
Senza lui, ci saranno in giro
molte più persone raffinate
nelle piazze, nelle strade del centro
e già il Paese si trasforma
in squisita bomboniera
da aprire con parsimonia.
Hanno rimesso a lustro
anche la torre del vescovo.
La giovane Europa è qui morente.
Non ci sente più da un orecchio
e una strega della Cornovaglia
le ha cosparso le labbra di bolle.
Non sa più di caffè e cioccolata
ma d'aglio e cipolla soffritta.
Le fan la corte due vecchioni
che non vedono a un palmo di naso.
I suoi ribelli sono zoppi, monchi
e non fanno più barricate
né tagliano teste coronate
ma stanno sempre a spiare
chi entra alla dogana.
I nostalgici della vecchia Berlino
vanno a caccia di pipistrelli
scambiando la notte e il dì
la birra e il vino.
I palazzi con i candelabri accesi
cadono a pezzi come ciglia finte
e come tali son di nuovo incollati
alle loro facciate bizzarre
coi mascheroni e gl'infidi draghi
che se la ridono a crepapelle.
I folletti di un altro mondo
scrivono a caratteri cubitali
una lapide d'oro e di stelle
mentre visitano le catacombe.
Sei nato in un paese bellicoso
alla ricerca di vergini all'Eden
fra imbacuccati pelosi
che rassomigliano al diavolo
e forse sono i suoi figli
quando combattono in nome del padre
facendosi esplodere le budella
per farci coroncine del paradiso
e mangiare come i maiali
all'ingrasso per lo sventramento.
Percorso inverso della bestia
che, più saggia, razzola in cortile
e divora a lume di naso.
Un saggio matematico non ebbe seguaci.
Gli preferirono un invasato
molto più simile alla tua gente
o amico innocente, portatore d'acqua
che abiti all'angolo della via
e sei più gaio della ciurma
il mio popolo allo sbaraglio.
Con la lingua e col canto
abbiamo entrambi rinnegato
le nostre origini tra loro affini.
Quando arriva un temporale
io ti guardo vendere ombrelli.
Io voglio morire bello
ho visto troppi cadaveri orribili.
Le ambulanze suonano forte
chiamando di continuo dall'altra parte.
Voglio fregare la morte
scovando vari metodi infallibili.
li passerò in rassegna soddisfatto
ed essa urlerà dalla rabbia.
Il mio amico gesuita dice
che non gli importa niente
perché lui non ci sarà
a vedere la sua morte.
Gioca a fare Socrate, ma mente.
E' meglio esser belli, non deturpati
quando sorella Tenebra chiama.
Quella volta che provai a farmi fuori
mi lavai e profumai bene.
Adesso, prima d'andare a letto
mi faccio bello per lei.
E' un mondo cosmetico, truccato
che s'espanderà nel tempo
o scoppierà entro sé a pezzettini
bucandosi nel nulla planetario
nel silenzio assordante dei sonar.
Acque profonde senza pesci
con guizzi improvvisi di cieca luce
affogati nel blu che diviene oscurità.
E' un mondo atletico che fugge
dove l'umano è un cartone animato
che affida sempre più i suoi pensieri
all'aria celeste, perché essi restino
almeno per un po' oltre la carne.
Ma è delizioso, aspettando la disintegrazione
consumare vino e dolcetti
fumare una sigaretta proibita,
e guardare i monumenti storici
che resistono più dei loro artefici.
E' così estetica l'esistenza umana
piacevole soggiorno nell'unico Eden.
Fa che non sia mai un inferno
attimo per attimo, con estrema pazienza.
Trasforma le mostruosità in risate
da appendere in una sola parete.
Che tutto il resto sia la tua vita.
E' la festa di San Valentino.
Nessuna strage per ora.
Nascosto nell'antro d'un palazzo
ho riposto i miei occhiali in borsa
mentre uscivano un vecchio e una giovinetta
mano nella mano, come fidanzatini.
Una macchina scura di cioccolatini
li attendeva segretamente.
Lei ha riso sguaiatamente
poiché voleva farsi notare
in braccio ai soldi e a chissà che.
Più avanti, alla gioielleria Cartier
litigavano una vecchia e un ragazzo
per acquistare un pezzo d'oro.
Addossato ai muri, vicino alla cagna
addormentata col cestino dell'elemosina
ammiravo l'importanza dell'umano
e ciò che fa in un sol giorno
per stare sopra il palcoscenico
lasciato a forza persino dai potenti
tirati per i capelli nella fossa.
Per ora tutti in festa, a preparare
un trattato di pace con gli assassini.
E va ancora di moda esibire ricchezze
comprare, o svendere la bellezza
non possedere niente di vero
nella doppia tasca dell'anima.
La porta dei sogni è spalancata
ad un raggio di polvere solare
spiovente sulla severa solitudine.
La scruti con febbrile incoscienza
finalmente netta nei suoi contorni
incorniciata dai fitti petali delle rose.
Sembra un film di Walt Disney
e tu sei alquanto patetico
con la foto del paese del cuore
attaccata al portone blindato.
Vuoi amici nuovi di zecca
che parlano in un'altra lingua
o un figlio su misura per te
direttamente dal libro di Kipling?
Mordi la coda ad una cometa.
A Trastevere ha abortito una strega
la magnacristiani dell'osteria fumosa.
Così oggi c'è il funerale a fiume
col gran mondo dietro al morticino.
Se ne vanno "I meglio de Roma"
i pezzi di un paese intero
ladro, infame, indecoroso e fesso
qualità ritornate sopraffine
segnali d'una personalità profonda
che se la cava sempre, nonostante tutto
e sopravvive al resto della civiltà
delle leggi, delle opere immense.
E' questa la rissosa Urbe cieca
che uccise un pittore vicino a Campo de' Fiori
che sputa addosso a chi può, ubriaca
e lecca il culo ai potenti, ai ricchi.
La mia America non è quella
di Franz, di Kurt, o di altri
che parlano nella mia lingua
ma sono da me i più distanti.
Il mio caro continente
è quello dei poveri irlandesi
dei brutali europei galeotti
in fuga per bisogni corporali.
Dei nativi spietati assassini
degli indiani, e di ogni meticcio
là nato per sbaglio, o per sorte.
Sono figlio mentale dei suoi fiumi
quelli larghi, coi gamberoni.
Huckleberry Finn andai
a cercare da maschiaccio.
Armata solamente di fantasia
mi bagnai nell'oceano allegro
e raggiunsi le libere baie.
E' la mia condizione curiosa
dorata e spietata assieme
mai a posto in nessun posto
è il mio rispetto del vero
che fa di me la figlia adottiva
di un'America estrema e platinata.
Io sentivo che sarei sbarcata lì
con i miei piccoli vizi
le inezie, le manie accumulate
i ridicoli pregi millenari.
L'Oceano li spazzerà via, ridendo
col ventre gonfio di vento.
Un oppio immaginario mi culla.
Dormo, e sogno ad occhi aperti
la vita che vorrei fare presto
come un robot allegro e suonato
che inciampa di continuo su se stesso
ma riparte in un batter di ciglia
e calpesta maldestro le cose
lasciate in giro dal passato.
Ogni mostro incontrato tra gli umani
svanisce col sole all'alba
come vampiro risucchiato dal sole.
Li vedo con la bava alla bocca
affacciati a spiarmi ovunque
ma non ho più paura di loro
perché so che non potranno toccarmi.
E tra un po' mi scorderò di loro
quando voleranno a cavallo dei draghi
verso un tempo remoto, irrecuperabile.
Allora arriveranno spiagge e risate
enormi ragni innocui, coccodrilli.
Camminerò protetta dai recinti
lungo un fiume che sembra l'oceano
e mi siederò all'ombra della sera
ordinando qualcosa di rigenerante.
Lanterna dentro alla zucca gialla
che non spegne neanche la tramontana
la bufera di neve dei due poli.
Lanterna sempre accesa per i morti
che aspettano d'essere ricordati
almeno dai loro assassini.
Allegra lanterna rossiccia
In mezzo alle messi nascenti
dove i corvi volano bassi
per afferrare ciò che capita a tiro
cadaveri, o bandiere scolorite
gioielli luccicanti al sole
dimenticati da chissà quale riccone
nella furia di scappare via, lontano
dalle nubi puzzolenti che avanzano.
Jack ha lasciato la sua lanterna
ovunque è passato, vestito da soldato
malvisto da ogni indigeno
geloso della sua energia
spaventato dal potere del fuoco
che governa ormai da millenni.
Ogni continente ha lanterne dentro le zucche
ma sono tutte di Jack
perché non ha paura del buio
e canta, invece di piangere
dopo ogni tragedia umana.
Corri, altrimenti perdi il treno
delle offerte speciali al market.
Vai dietro alla fila più corta
compra mandorle, fai un pot pourri
che profumi ogni tuo pensiero
mentre gli altri cadono a terra
battendo i denti sul pavimento
sfiniti, e col portafoglio vuoto.
Così è il pianeta terra.
Impara a scattare come una lepre
ad ogni richiamo allettante
calpesta ogni ostacolo che incontri
e la sera, cerca di chiudere gli occhi.
Isolato dal resto del mondo vero
quello che passa su fili d'acciaio e sogni
tra canzonette ridicole che suonano a vuoto
48 ore di Arabia Saudita. Deserto totale.
Bandiere sporche di bugie ad ogni finestra.
Farò la mia guerra con piccioni e cornacchie
alla ricerca del maledetto pane quotidiano
mentre la luna piena illumina al solito
lo scenario del mio pianeta infame
svuotato di manicomi criminali
con i fenomeni umani a spasso
a lanciare baci e coroncine di cartone
sui morti che respirano ancora.
Voglio scalare torri abbattute
voglio morire anch'io, per gioco.
Con un veloce battito d'ali
Morfeo è silenziosamente
all'estremità della terra.
Lui liscia la pelle come velluto
rigenera le forze perse dai corridori
e fa nascere grilli in testa
che portano sulla giusta strada.
Le paure che io sogno se ne vanno via
come non le avessi mai provate.
E' dunque Morfeo il grande mutante
il potente che trasforma e spezza
remoti ricordi e maledizioni
e persino la vita nei più fortunati?
Meraviglia delle meraviglie, risvegliarsi
con la mente al copione ipnotico
e girare lentamente il caleidoscopio.
Sono troppo poche le ore della notte
soprattutto d'estate; non bastano per suonare
le cantate che nascono improvvise.
Tu sei con gli occhi spalancati
stanco d'aver a che fare col tuo angelo
e molto spesso col tuo diavolino
o con quei pochi pupazzi del giorno.
Quanti colori torvi, o pastello
devi spegnere nella corta tenebra
Passai veloce per l'antica stradina
pensando di non essere più sotto tiro
e andai a vedere una conchiglia vuota
la casa dei progetti regolari:
lavoro, famiglia, amici, figli.
Me la stavo già svignando, quando
la statua di gesso dell'Urbe
s'adirò con me, e mi spezzò un dito.
Nel sogno mi pareva l'indice.
Adesso qual è la direzione giusta?
Mettere nido sugli alti pioppi
seguendo la tribù dei pennuti
o col cartone fare una casina
come quelle dei bimbi in giardino
e dei barboni sulla riva del Tevere?
Se avessi un fiume di soldini
entrerei ed uscirei dagli alberghi
e farei solo ciò che sono
per sollazzo e per stare in compagnia.
"Demone dalla natura danzante
sgranati occhi tondi di squalo
divora questo luogo invaso
dalle proprie follie, da bimbi ciechi
grassi, che portano iella, governati
da orribili adulti senza cervello
distratti dalle vaghe ombre diurne
che inseguono senza sapere perché.
E lascia il tuo flauto, le piroette
per aggraziati giovinetti ignari
dotati d'ali e bel canto, come i merli
perché possano ancora vivere
nella terraferma, e per mare".
Nerone, ubriaco fino al midollo
inseguiva pensieri annebbiati
prima dell'incendio di Roma.
Ho incontrato di nuovo François
il marocchino che parla a raffica
nel paese sommerso dalla malta.
Ci siam presi a braccetto
come due vecchi compari
e siamo andati in un teatro tondo
a sgranare rimpianti e talenti.
Veniva dalle "Mille e una Notte"
nascosto tra i tesori di Baghdad
favoloso regno di sultani e pascià
con le belle concubine velate.
Era spelacchiato, smagrito, nervoso.
C'erano mai stati suonatori e serpenti
nell'Oriente dei fiori di loto
aperti in un giorno immaginario
al posto di mostri incartapecoriti
dagli scoppi delle bombe umane?
Noi siamo due soldati disertori
che ballano la marcetta militare
sgambettando un boogie-woogie.
Il nostro Oriente è sbagliato
verso ovest. L'ha girato il vento.
Le ore, i mesi, gli anni
sono supini a prendere il sole
nella sabbia nera e grossa.
Stanno loro appresso, oltre all'onda marina
a destra, un vecchio maniaco che fuma
e a manca, una vecchia bianca alcoolista
che sbircia chi va e chi viene.
Poi ci sono le pietre fiorite per incanto
e sotto, il fiume instancabile e mesto
stesso percorso da una vita intera.
E tanti animali d'ogni razza
dagli occhi espressivi, perplessi ospiti
della strana feccia metropolitana.
Io scorazzo come l'eroe d'un fumetto
per questa trentina di miglia
tra sbadigli e risate, pause di piacere
fughe improvvise, sogni e risvegli.
Il villaggio di cartoni e crocefissi
passaggio di un'infame colonia di formiche
ha preso fuoco. La signora delle galline
ha salvato in fretta la sua pochette.
Resta un quadretto bucolico ad un chiodo.
Sfuggito ai guardiani dello zoo
nuota a baffi in su, un castorino
coi germani attorno, molto stupiti.
Io, a bagnarola per gioco
ho rovesciato la sorte a terra
destino rosso a punti neri
che non vuol salire sulle dita
e se ne vola a caso, in qua e in là.
Finissima cenere sull'acqua
Karim verserà, con una lacrima
per avermi fermato un minuto
davanti al palazzo dei guerrieri
delle gare atletiche e liriche.
Cosa rimane delle vostre fortezze?
Ogni cimelio, ogni ricchezza
scampate al tempo e alla vita
è nel sepolcreto accanto alla chiesa.
Oh, civiltà sfiancata da riti assurdi
per conservare una macchina sportiva
a vostro pronipote scavezzacollo
acefalo, illetterata zucca.
Quante porte chiuse a catenaccio
per non spedirlo a cogliere pomodori
al posto di altri, svegli e vitali
nati poveri, fuori dal vostro evo!
E' inutile che accendete moccoli
che vi serrate negli ultimi ristori.
Avete ormai il potere di contare
come il modesto fante di briscola.
E se ancora c'è in giro qualcuno
non ossidato ai cavi via etere
che non tocchi neanche una formica
ma salti dai muri più alti
dimenticando le facilonerie, le lotterie.
Io sono la lanterna entro poche zucche
della terra a forma di stivale.
Sbaglia ogni cosa, finché sei in tempo
non farne una giusta, fai
ciò che è vietato da severe leggi
che consentono il mero male.
E fermati dove non puoi sostare.
Lì sta la forza pura della vita
avvolgente, totale come gli amori
pochi, irreversibili, duraturi
come lucciole, vanesse, roseti.
Sii sempre saggio a modo tuo
perché il soffio spiri il più possibile
in un corpo leggero, scattante
avvezzo al moto, alle erbe, all'aria
all'acqua e alla brezza mattutina.
Spera in cose che puoi ottenere
in un giorno non tanto distante.
Accetta queste divagazioni da me
maestro dei libri di scuola
matematico paralitico, irregolare
un ricordo per te vagante
dall'instabile dimora.
Non te ne andare, Jack
ancora è presto. Non me la sento
di fissare i cartelloni pubblicitari
coi mascheroni di un tempo che fu
e restare sola, in mezzo al niente.
Io sono qui, contro tutte le apparenze.
Mi lasci inebetita a sognare. Ehi, Jack!
Ho già nostalgia di te. Vienimi a prendere
quando avrai finito di salvare il pianeta.
Nel frattempo, a me il mappamondo
a me l'atlante, e un vocabolario
di nuovi modi di dire
le stesse cose che ho sempre detto.
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