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Sei giunto in mezzo al bosco
dopo aver camminato a lungo
e finiva la stagione scura
rinascevano le foglie d'erba.
Provieni da una grotta rossa
e vai verso il tuo ganesh
giocando ai quattro cantoni
piastrella lanciata a pelo d'acqua
modellata dai tuoi amanti.
Senza più credere di mutare
ciò che resta sempre uguale.
Non ci sei, o trasparente
il vampiro e lo specchio
stanco di guardare, d'aspettare
cerchi solamente il tuo ganesh.
Sono sicuro che lo troverai
come i funghi nel sottobosco
quando ti divertivi dietro di lui
immaginario protettore
un dio che t'insegnava
come restare sul sentiero
esplorando un po' per volta.
Forse era la quercia, il ginepro
la forma più similare
un dio verde, energico
mai scomparso dal suo bosco.
Tu puoi cercarlo ancora
quando non c'è il temporale
perché è pericoloso lì vicino
persino per il figlio preferito.
Come altri prima di te
saresti colpito a morte
dai suoi sbalzi d'umore
sepolto alla svelta nel marcio.
Da lì sotto avresti nostalgia
delle camminate a ritroso
il dio verde della tua esistenza.